Uno sguardo sulla programmazione regionale
Roberto Renzi - gennaio 2022
Lo scorso 23 dicembre l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna – contestualmente al Piano regionale integrato dei trasporti (PRIT) 2025 – ha approvato a maggioranza il Documento ricognitivo e programmatico "Mobilità sostenibile - La programmazione 2022-2025 per la transizione ecologica", proposto dalla Giunta Regionale con deliberazione del 13 dicembre.
Si tratta di un documento di 17 pagine formato A4, reperibile sul sito istituzionale della Regione, che «fornisce il quadro aggiornato delle recenti attività intraprese dalla Giunta e del piano degli investimenti e progetti in corso e futuri», la lettura del quale è pertanto di grande interesse per capire in che misura e con quali tempistiche verranno realizzati diversi obiettivi del PRIT.
IL CONTENUTO DEL DOCUMENTO
Nel delineare i prossimi scenari della mobilità in ambito
regionale, il documento si focalizza sui sistemi di trasporto collettivo, sulla
mobilità ciclistica e sulla promozione della mobilità elettrica. Questi gli argomenti trattati:
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Trasporto ferroviario nazionale
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Trasporto ferroviario regionale
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Servizio ferroviario metropolitano e
trasporto rapido di massa
-
Trasporto pubblico locale su gomma
urbano ed extraurbano
-
Mobilità ciclistica
- Altre azioni per la sostenibilità (mobilità elettrica, zone 30 km/h e zone scolastiche, trasporto merci).
L'ultima parte contiene il quadro complessivo delle risorse
necessarie per la realizzazione degli interventi, in tutto 3 miliardi e 630
milioni di euro, ripartiti su otto diverse fonti di finanziamento, tra le quali
le più importanti sono i fondi ministeriali (€ 1.235.620.000) e la stessa
Regione, anche attraverso FER (€ 961.490.000). Al terzo posto c'è il PNRR, al
quale si attinge per diversi capitoli di spesa, primo fra tutti il nuovo tram
di Bologna, progetto finanziato con 373 milioni di euro ma, come vedremo, i
fondi europei sono destinati anche al Metromare di Rimini.
Vediamo allora come si articola questo documento: la disponibilità di fondi ben individuati sembra poter escludere che si tratti solo di un "libro dei sogni", del resto gli obiettivi sono tutti piuttosto concreti e, anche qualora alla loro attuazione si potranno frapporre diverse difficoltà come sempre accade per le grandi e piccole opere, l'assenza di progetti faraonici e la distribuzione su tutto il territorio regionale fa ben sperare circa la ragionevole fattibilità di gran parte dei progetti stessi.
Non si tratta solo di nuove infrastrutture. Novanta milioni di euro sono destinati al mantenimento almeno fino al 2023 degli abbonamenti "Mimuovoincittà" (treno+bus) e alle facilitazioni per il trasporto studenti; 1,5 milioni vanno al progetto "Bike to work" per incentivare gli spostamenti in bici casa/lavoro. Che la mobilità ciclabile sia fondamentale per la Regione, lo dimostra la copertina del documento, nella quale compare... una ragazza in bicicletta!
Nel passare in rassegna i vari paragrafi, un occhio particolare lo daremo a tutto ciò che concerne la Romagna. Un calcolo molto approssimativo ci dice che di tutta la torta (oltre tre miliardi e mezzo, ricordiamolo), gli interventi che riguardano direttamente o indirettamente la Romagna dovrebbero attestarsi sui 700-800 milioni di euro. L'Emilia, in particolare l'area bolognese, sembrerebbero perciò privilegiate, ma non bisogna dimenticare che una buona parte delle infrastrutture ferroviarie sulle quali si interverrà si trovano nelle province emiliane. Per inciso, nulla è previsto nel documento circa le infrastrutture stradali, che evidentemente non hanno nulla a che fare con la "sostenibilità" ma che in un modo o nell'altro rientrano nel PRIT, come la famigerata "bretella" Sassuolo–Campogalliano o il "passante" bolognese.
Alla voce "Trasporto ferroviario nazionale" troviamo comunque due voci di spesa molto importanti per i trasporti romagnoli, comprese nel contratto di programma Regione/RFI: la velocizzazione della linea Bologna–Rimini (140 milioni) e i collegamenti ferroviari tra Ravenna e il suo porto, in destra e sinistra del Candiano (47,7). Si tratta di interventi che favoriranno direttamente o indirettamente anche il trasporto persone regionale: il primo in particolare si collega allo studio di fattibilità che RFI ha avviato per la progettazione del quadruplicamento della ferrovia Adriatica nella sua tratta più congestionata: da Bologna (verosimilmente Bivio San Vitale) a Castel Bolognese, dove già oggi convivono treni di tutte le categorie, tra cui i numerosi passeggeri e merci da e per Ravenna. Questo intervento può essere visto come un primo (ragionevole) tassello dell'Alta velocità verso la Romagna e il litorale adriatico, un progetto ancora molto futuribile nel suo complesso, anche su tutti vorrebbero farne parte, a dimostrazione di come l'AV abbia riportato il treno al centro della scena dei trasporti di massa.
Un tratto della linea Bologna–Rimini. Fino a Castel Bolognese sul "lato mare" non sembrano esserci troppi problemi a posare altri due binari (Google) |
Quanto al "potenziamento del parco rotabile ferroviario" si può dire che a oggi il più è stato fatto, con l'acquisto (un miliardo di euro) e l'immissione in servizio degli elettrotreni "Rock" e "Pop" in forza all'azienda regionale Trenitalia Tper. I prossimi interventi saranno diretti all'acquisizione di rotabili elettrici per le linee regionali in corso di elettrificazione (nonché di quattro "Rock" a sei casse) onde conseguire, entro il 2023, l'intero servizio ferroviario regionale "a zero emissioni".
Riguardo a questo obiettivo occorre specificare che la recente presa di posizione dell'assessore Corsini per promuovere la sperimentazione dell'idrogeno sulla linea Faentina non rientra tra i progetti in corso nella nostra Regione, essendo il servizio su questa linea di competenza della Regione Toscana, ma non è da escludere un impegno finanziario dell'Emilia-Romagna per impianti di ricarica a Faenza e/o a Ravenna (e comunque è prossimo l'impiego sulla Faenza–Firenze dei nuovi treni ibridi Hitachi HTR 312-412 di Trenitalia).
Treno
automotore a idrogeno Alstom Coradia i-Lint. Lo vedremo sulla Faentina? (foto
Alstom) |
I paragrafi dedicati al TPL sono sostanzialmente due: uno prende in esame "il servizio ferroviario metropolitano e il trasporto rapido di massa", l'altro tratta del "trasporto locale su gomma urbano ed extraurbano".
Nel primo rileviamo che in pratica vi sono soltanto due aree di intervento: il Bacino di Bologna (che fa la parte del leone con il completamento del SFM e le nuove linee tranviarie urbane) e la costa romagnola, verso la quale sono diretti i fondi per estendere il Trasporto rapido costiero che nei voti si vorrebbe "da Cattolica a Comacchio" (!) ma più concretamente riguardano due opere, il prolungamento del Metromare fino a Rimini Fiera, per il quale lo Stato ha già stanziato 48,98 milioni di euro del PNRR) e il potenziamento della ferrovia Ravenna–Rimini, sulla quale il contratto di programma RFI valuta investimenti per 105 milioni per poter avere in orario un treno ogni mezz'ora. Siccome l'intervento più importante in questo caso è costituito dalla soppressione dei passaggi a livello, che con un treno ogni 30' resterebbero troppo tempo chiusi, l'orizzonte temporale su cui collocare questa realizzazione appare – ahinoi – molto lontano!
Tram di Bologna: le linee di progetto (da "Pillole di tram") |
Non avrà vita facile nemmeno il prolungamento alla Fiera del Metromare, a causa delle modifiche che dovrebbe portare alla mobilità urbana in zone già molto congestionate, senza contare i disagi che nelle stesse zone provocheranno i cantieri per la costruzione dell'opera. Nello sviluppo del progetto sarà comunque interessante vedere se tutta la linea si eserciterà in modalità filoviaria o vi saranno delle tratte percorse con alimentazione da batterie, grazie alla tecnologia In Motion Charging della quale sono provvisti i filobus riminesi.
Nel paragrafo dedicato al trasporto su gomma si dichiara che la strategia in materia «si sviluppa attraverso investimenti per l'ammodernamento delle flotte in servizio e attraverso l'integrazione con il sistema ferroviario» e che meritano «particolare attenzione i territori della montagna e le aree interne», per passare poi a illustrare le strategie riguardanti l'integrazione tariffaria: "Mimuovoancheincittà", "Grande!" e "Saltasu".
Interurbano Irizar i4 a metano liquido di TPER (foto R.R.) |
Per quanto riguarda il rinnovo del parco automezzi, ci sono 483.790.000 euro di fondi ministeriali (e in piccola parte del PNRR) per l'acquisto di 2000 nuovi autobus, sui quali il contributo regionale sarà del 60%. Non si specifica la ripartizione di tale importo relativamente alle varie tipologie di veicoli a basso impatto ambientale (bus elettrici, metano, filobus), pur dichiarando che i nuovi mezzi dovranno essere tali da minimizzare le emissioni «con tecnologie differenti a seconda dell'uso urbano/suburbano/interurbano». Un altro obiettivo dichiarato è «promuovere l'autoproduzione elettrica nei depositi dei bus». Le attuali tendenze fanno comunque prevedere che il mercato degli autobus a trazione Diesel è destinato a rimpicciolirsi rapidamente, e forse a sparire per quanto riguarda il trasporto urbano.
IvecoBus E-Way a batterie (foto R.R.) |
168 milioni sono infine diretti a realizzare ciclovie nazionali e locali e al progetto "Bike to work". Non sapremmo dire se sono pochi o molti; la nostra Regione è caratterizzata da città dove la bicicletta è molto usata, ma lo stato attuale delle infrastrutture per la mobilità su due ruote non è certo quello dell'Olanda o di diverse città europee...
ALCUNE CONSIDERAZIONI E QUALCHE CRITICA
Che il trasporto pubblico diventi sempre più green e che i mezzi siano sempre più moderni e confortevoli sono obiettivi giusti e irrinunciabili, ma non bisogna perdere di vista che il modo migliore di giovare all'ambiente dovrebbe essere quello di aumentare l'utilizzo del trasporto pubblico da parte della gente, soprattutto dopo che la pandemia ha inferto duri colpi alla frequentazione dei servizi.
Tra gli "Obiettivi per la mobilità urbana e il trasporto locale" (Punto 6.1 della relazione al PRIT) c'è in effetti una «serie di azioni (...) che puntano all’ottenimento dell’importante risultato di modifica dello share modale al 2025, con una crescita passeggeri TPL (gomma e ferro) dal 8% al 12-13% su base regionale». La prospettiva al 2025 è di incrementare i "servizi minimi" – cioè quelli contribuiti dalla Regione – del 10%. Nella relazione al PRIT si riconosce però che l'attuale dotazione del fondo statale per il TPL delinea «un quadro di incertezze finanziarie tale da rendere critica la prospettiva di ulteriori incrementi dei servizi minimi». E questa non è una bella notizia.
Occorre a questo punto ricordare che l'attuale offerta di
trasporto, sia pur migliorata negli anni, è ancora piuttosto lontana dalla
realizzazione non solo del Servizio Ferroviario Regionale (SFR) come delineato
dal PRIT, ma anche del "SFM" nel bacino di Bologna. Per quanto
riguarda invece il TPL su gomma, dopo i tagli intervenuti negli scorsi anni, le
percorrenze attuali a contributo regionale sono addirittura inferiori a quelle
ante 2010.
Diagramma di flusso delle linee su gomma extraurbane e suburbane in Romagna (PRIT) |
Come si è detto, gli interventi per il "trasporto di massa" riguardano solo Bologna (tram e SFM) e la costa (Metromare). Mentre la ferrovia Ravenna–Rimini esercitata ogni mezz'ora è un servizio ferroviario simile a quello suburbano (erroneamente chiamato "metropolitano") del nodo di Bologna, il Metromare di Rimini è un Bus Rapid Transit di tipo urbano, assimilabile a una metrotranvia: nulla di tutto ciò è previsto a Modena, Parma, ecc.: città che se anziché in Italia si trovassero in Francia, oggi avrebbero di sicuro una o più linee di tram!
E proprio qui sta il punto: si fanno gli investimenti (necessari) sul "sistema autobus" ma non avanza alcun nuovo progetto di trasporto urbano in sede propria, quando è ormai evidente che anche nelle città di medie dimensioni la normale rete su gomma non soddisfa più la maggior parte delle esigenze di mobilità dei cittadini. I decisori preferiscono parlare di piste ciclabili ma dovrebbero considerare il fatto che il trasporto pubblico rappresenta un sensibile capitolo di spesa corrente e in diverse realtà saranno sempre meno i cittadini che se ne servono, se non evolve verso forme più efficienti e attrattive.
Un filobus Van Hool Exquicity in servizio sul Metromare (foto R.R.) |
Ciò detto, è opinione di chi scrive che la "città lineare" costiera debba ritenersi tutto sommato privilegiata dalla programmazione regionale, che con... cento anni di ritardo mira a realizzare il progetto, in voga nel "ventennio", del lungomare romagnolo esteso da Cervia a Cattolica (per la cronaca, non vi è per ora previsione di spesa circa la tratta Metromare da quest'ultima località a Riccione). Non facciamoci però illusioni circa la fattibilità di un servizio tipo Metromare verso l'entroterra, che nei piani della Regione non ci può essere (nemmeno per San Marino...). In questo caso l'Emilia segna qualche punto sulla Romagna, grazie alle ferrovie locali (Bologna–Vignola, Modena–Sassuolo, ecc.) concepite all'inizio del Novecento per collegare l'entroterra e che adeguatamente potenziate risultano preziose per il trasporto locale. Non fu così per la Rimini–Novafeltria, nata "già vecchia" cento anni fa e la cui soppressione sembrò inevitabile ai tempi d'oro dello sviluppo della motorizzazione privata.
Pur con i limiti e le criticità che abbiamo descritto, la programmazione della Regione Emilia-Romagna delinea un futuro con realizzazioni interessanti per tutto il trasporto pubblico. È forse difficile intravedere uno scatto risolutivo, ma le opere previste, se realizzate, potrebbero farci avanzare verso forme migliori di mobilità.
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● Le
deliberazioni n. 59 e 60 dell'Assemblea legislativa della Regione
Emilia-Romagna si trovano a questo indirizzo:
Come minimo va un sincero ringraziamento all'autore per questo contributo, completo ed esauriente, nonché per le sue osservazioni certo pertinenti.
RispondiEliminaDuole notare che l'amministrazione regionale sembra mancare un punto fondamentale: tra provvedimenti antismog, recovery plan e situazione economica precaria si è verificato un mix di condizioni "politiche" che renderebbero possibile ed anche auspicabile un coraggioso piano di interventi che sostanzialmente modifichino il quadro del trasporto pubblico in Emilia Romagna, decongestionando le arterie viarie, un po' ovunque sovraccariche di traffico, e offrendo ai cittadini un servizio migliore.
Come si osserva, l'unica ferrovia complementare (NON secondaria!!) oggetto di qualche intervento è la Rimini-Ravenna, peraltro in passato abbastanza recente "degradata" sopprimendo binari di incrocio in diverse stazioni (es: Viserba, Bellaria) che ora dovranno essere ripristinati.
Nessuna menzione sul fatto che si ottenga una reale integrazione tariffaria, attraverso una tariffazione regionale a zone "flessibile" che ad esempio consenta a tutti gli abbonati di fruire di un certo numero di corse regionali "fuori zona" per favorire il turismo regionale sostenibile.
Come anche è scritto nel post, nessun intervento previsto per le città "meno grandi" della regione che continueranno a viaggiare con autobus, in parte più moderni certo, ma non certamente più veloci e confortevoli di adesso costretti a coesistere con il traffico veicolare privato.
Nessun intervento per il ripristino di quella vastissima rete di tranvie e ferrovie complementari che copriva capillarmente il territorio della regione, che oggi offrirebbe una formidabile capacità di trasporto indipendente dalle strade.
Nessun intervento per portare il traffico veicolare fuori dai piccoli centri, frazioni, borgate, che oggi vivono in un perenne inquinamento da smog e acustico.
Per quanto concerne il grande asse costituito dalla Via Emilia, vera spina dorsale della Regione, un minimo di coraggio avrebbe potuto portare alla programmazione di un orario cadenzato ogni 15'-30' tra Rimini e Piacenza in modo da liberare l'utenza dal rispetto degli orari.
Sempre restando sul nodo di bologna, un'iniziativa coraggiosa (e forse davvero nel libro dei sogni) potrebbe essere il rendere "simmetriche" le linee afferenti alla stazione consentendo uno sbocco verso Padova lato Est. In questo modo si potrebbero dedicare coppie di binari ai treni del SFM senza interferenze e senza mai causare soste prolungate in stazione (es: binari 1 e 3 per il traffico Porrettana-Direttissima e Vignola-Portomaggiore, binari 4 e 6 per la Piacenza-Rimini, binari 7-8 o 9-10 per la Verona-Padova). Questo intervento sarebbe stato relativamente facile prima della costruzione della stazione AV tuttavia allora nessuno volle pensarci ed ora tutto è molto più complicato.
In definitiva, appare un piano "di minima", fatto apposta per poter dire che si è fatto qualcosa, ma privo sia di vera ambizione che di concreta progettualità.
Mi sa che ci vorrà ancora molto tempo per avere una amministrazione all'altezza dei fabbisogni.