mercoledì 14 dicembre 2016

Siccar… verso il tramonto.





Da quando faccio parte di coloro che scrivono "storie", aventi come tematica principale il mondo dei trasporti pubblici, mi è capitato più volte di sostenere che, secondo me, in un certo qual modo, anche gli autobus hanno un'anima.
Chissà quante cose potrebbero comunicarci, se avessero una voce, in merito alla loro vita, dagli attimi successivi all'ultimazione dell'assemblaggio costruttivo, al trasferimento presso l'azienda che li ha commissionati, all'eventuale loro presentazione (magari in pompa magna), al primo servizio e successivamente agli anni venturi di lavoro.
Come un qualunque lavoratore, prima o poi anche, per gli autobus viene l'ora del pensionamento.
Nel periodo attuale, in terra di Romagna, fra i mezzi destinati alla prossima dismissione, vi sono i Siccar 177/4 Autodromo, una quindicina di esemplari urbani a quattro porte acquistati  dall'allora ATAM sul finire degli anni '80.
I "quattro porte" sono una sorta di istituzione del trasporto pubblico riminese: forse non lo saranno al pari dei Filobus Volvo-Mauri, ma di fatto sono stati, a cavallo di quattro decenni, un vero e proprio punto identificativo (a livello trasportistico) della città. Circa trent'anni di carriera, dalla fine degli anni '80 a quella degli '010, nel corso dei quali la società ed il costume nazionale, ma soprattutto rivierasco, sono cambiati notevolmente (forse drasticamente). Mutato è anche il quadro trasportistico, visto che da allora le aziende delle quali questi mezzi hanno portato le insegne sono state ben tre (ATAM, Tram e Start Rimagna).

Complice il fatto di essere praticamente coetaneo di queste vetture, le curiosità sul loro passato che frullano nella mia testa sono davvero tante!!!
Ad esempio chissà quali sono stati i pregi che hanno fatto sì che ATAM facesse ricadere la scelta su di loro. Chissà come sono stati “varati”, ma soprattutto quale è stato il parere iniziale che hanno avuto da parte di cittadinanza ed utenza.
A proposito: ma quante persone vi saranno salite a bordo: centinaia, migliaia, o forse qualche milione?
Cittadini comuni, pendolari, massaie dirette al mercato, studenti che si recando a scuola, ragazzi diretti o rientranti dalle discoteche, turisti, magari con indosso una semplice canotta, un paio di pantaloncini e perché no, delle ciabatte a mare.
Chissà quale è stata poi l’impressione dei primi conducenti che si sono messi al volante di queste vetture, con quel posto guida tanto alto quanto essenziale, con la maggior parte della strumentazione posta sul lato sinistro, al di sotto del finestrino, consentendo così di ottenere una maggiore visibilità guardando attraverso il parabrezza.
Tanta strada hanno visto e percorso i Siccar Riminesi, complice il loro impiego promiscuo sulla stragrande maggioranza delle linee trasportistiche della provincia: penso che siano poche le tratte che non hanno visto transitare uno di questi autobus, forse solo quelle montane più impervie o quelle cittadine più anguste.
Il passare dei Km e degli anni hanno fatto sì che anche per queste vetture vi sia stato un lento avvio verso il pensionamento. Alcune di esse se ne sono già andate negli anni passati, altre lo faranno prossimamente, sostituite da nuovi autobus dai nomi futuristici, funzionali, confortevoli, ribassati, anzi così bassi che forse, stando a bordo di un Siccar, si può scrutare la parte superiore delle vetture di nuova costruzione.
Chissà cosa penseranno i “veci” quando vedranno i nuovi arrivati solcare i cancelli dei depositi, ma soprattutto cosa frullerà nella testa dei “giovincelli” nel vedere i loro predecessori, stanchi ed affaticati dopo trent’anni di fatiche sulle strade della bassa Romagna.

Davvero un peccato che gli autobus non abbiano la possibilità di dialogare.

Nell’attesa del cambio generazionale ci gustiamo un “Siccarone” ancora circolante, più precisamente la vettura 31728, impegnata sulla corsa scolastica della linea 4B che parte alle 13:35 dal Centro Studi di Rimini, particolare per il fatto di effettuare la deviazione per servire anche il Centro Studi di Viserba e di essere prolungata dal capolinea di “Bellaria - Cagnona”, il principale del ramo “B”,  fino a S.Mauro Mare; non a caso il bus è immortalato lungo via Ravenna che, insieme a viale Marina, congiunge i due capolinea.

Francesco Gardini - 14/12/2016

2 commenti:

  1. Io e te Francesco parliamo la stessa lingua, soprattutto in questo caso dove i protagonisti sono i Siccar. Bellissima foto(semplicemente fenomenale l'ambientazione) corredata da uno scritto emozionante. Davvero un peccato che molto probabilmente nessuno di questi veterani si salverà, nonostante il rispetto e l'interesse crescente degli appassionati italiani verso i nostri Siccaroni.

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  2. Posso riferire inoltre, per esperienza personale, che gli autisti non vedono i Siccaroni con lo stesso occhio degli appassionati. Le espressioni colorite fioccano: "cadaveri", "catafalchi", "ammassi di ferraglia", "ferri vecchi", solo per citarne alcune. Evidentemente la postazione di guida rialzata e i comandi essenziali non sono da preferirsi rispetto ai più complicati congegni elettronici installati sui moderni Crossway, che pure sono molto più "difficili" da guidare.

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