Da quando
faccio parte di coloro che scrivono "storie", aventi come tematica
principale il mondo dei trasporti pubblici, mi è capitato più volte di
sostenere che, secondo me, in un certo qual modo, anche gli autobus hanno
un'anima.
Chissà quante
cose potrebbero comunicarci, se avessero una voce, in merito alla loro vita,
dagli attimi successivi all'ultimazione dell'assemblaggio costruttivo, al
trasferimento presso l'azienda che li ha commissionati, all'eventuale loro
presentazione (magari in pompa magna), al primo servizio e successivamente agli
anni venturi di lavoro.
Come un
qualunque lavoratore, prima o poi anche, per gli autobus viene l'ora del
pensionamento.
Nel periodo
attuale, in terra di Romagna, fra i mezzi destinati alla prossima dismissione,
vi sono i Siccar 177/4 Autodromo, una quindicina di esemplari urbani a quattro
porte acquistati dall'allora ATAM sul
finire degli anni '80.
I
"quattro porte" sono una sorta di istituzione del trasporto pubblico
riminese: forse non lo saranno al pari dei Filobus Volvo-Mauri, ma di fatto
sono stati, a cavallo di quattro decenni, un vero e proprio punto
identificativo (a livello trasportistico) della città. Circa trent'anni di
carriera, dalla fine degli anni '80 a quella degli '010, nel corso dei quali la
società ed il costume nazionale, ma soprattutto rivierasco, sono cambiati
notevolmente (forse drasticamente). Mutato è anche il quadro trasportistico,
visto che da allora le aziende delle quali questi mezzi hanno portato le
insegne sono state ben tre (ATAM, Tram e Start Rimagna).
Complice il fatto di essere praticamente coetaneo di queste vetture,
le curiosità sul loro passato che frullano nella mia testa sono davvero
tante!!!
Ad esempio chissà quali sono stati i pregi che hanno fatto sì che ATAM
facesse ricadere la scelta su di loro. Chissà come sono stati “varati”, ma
soprattutto quale è stato il parere iniziale che hanno avuto da parte di cittadinanza
ed utenza.
A proposito: ma quante persone vi saranno salite a bordo: centinaia,
migliaia, o forse qualche milione?
Cittadini comuni, pendolari, massaie dirette al mercato, studenti che
si recando a scuola, ragazzi diretti o rientranti dalle discoteche, turisti,
magari con indosso una semplice canotta, un paio di pantaloncini e perché no,
delle ciabatte a mare.
Chissà quale è stata poi l’impressione dei primi conducenti che si
sono messi al volante di queste vetture, con quel posto guida tanto alto quanto
essenziale, con la maggior parte della strumentazione posta sul lato sinistro,
al di sotto del finestrino, consentendo così di ottenere una maggiore
visibilità guardando attraverso il parabrezza.
Tanta strada hanno visto e percorso i Siccar Riminesi, complice il
loro impiego promiscuo sulla stragrande maggioranza delle linee trasportistiche
della provincia: penso che siano poche le tratte che non hanno visto transitare
uno di questi autobus, forse solo quelle montane più impervie o quelle
cittadine più anguste.
Il passare dei Km e degli anni hanno fatto sì che anche per queste
vetture vi sia stato un lento avvio verso il pensionamento. Alcune di esse se
ne sono già andate negli anni passati, altre lo faranno prossimamente,
sostituite da nuovi autobus dai nomi futuristici, funzionali, confortevoli,
ribassati, anzi così bassi che forse, stando a bordo di un Siccar, si può
scrutare la parte superiore delle vetture di nuova costruzione.
Chissà cosa penseranno i “veci” quando vedranno i nuovi arrivati
solcare i cancelli dei depositi, ma soprattutto cosa frullerà nella testa dei
“giovincelli” nel vedere i loro predecessori, stanchi ed affaticati dopo
trent’anni di fatiche sulle strade della bassa Romagna.
Davvero un peccato che gli autobus non abbiano la possibilità di
dialogare.
Nell’attesa del cambio generazionale ci gustiamo un “Siccarone” ancora
circolante, più precisamente la vettura 31728, impegnata sulla corsa scolastica
della linea 4B che parte alle 13:35 dal Centro Studi di Rimini, particolare per
il fatto di effettuare la deviazione per servire anche il Centro Studi di
Viserba e di essere prolungata dal capolinea di “Bellaria - Cagnona”, il
principale del ramo “B”, fino a S.Mauro
Mare; non a caso il bus è immortalato lungo via Ravenna che, insieme a viale
Marina, congiunge i due capolinea.
Francesco Gardini - 14/12/2016
Io e te Francesco parliamo la stessa lingua, soprattutto in questo caso dove i protagonisti sono i Siccar. Bellissima foto(semplicemente fenomenale l'ambientazione) corredata da uno scritto emozionante. Davvero un peccato che molto probabilmente nessuno di questi veterani si salverà, nonostante il rispetto e l'interesse crescente degli appassionati italiani verso i nostri Siccaroni.
RispondiEliminaPosso riferire inoltre, per esperienza personale, che gli autisti non vedono i Siccaroni con lo stesso occhio degli appassionati. Le espressioni colorite fioccano: "cadaveri", "catafalchi", "ammassi di ferraglia", "ferri vecchi", solo per citarne alcune. Evidentemente la postazione di guida rialzata e i comandi essenziali non sono da preferirsi rispetto ai più complicati congegni elettronici installati sui moderni Crossway, che pure sono molto più "difficili" da guidare.
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