di Roberto Renzi - 03/10/2018
Sono ormai passati
più di quarant'anni. Mi trovavo nella sede del Consiglio sindacale dell'ATAM di
Rimini, quando la mia attenzione fu attratta da un libretto scritto in francese
intitolato "Autobus SC10 - Conduite et entertien".
Si trattava
dell'unica testimonianza rimasta in quel di Rimini della prova, avvenuta nel
corso dell'estate 1972, dell'allora rivoluzionario autobus urbano prodotto da
Saviem, una Casa che anni dopo sarebbe confluita nel Gruppo Renault.
In un'epoca in cui
enti e aziende pubbliche, ma anche molti privati, non si muovevano dal
"seminato" della produzione nazionale (leggi: FIAT), era forse un
atto temerario la promozione in Italia di un autobus francese. Basti pensare
che l'anno seguente avrebbe destato scalpore l'aquisto di alcune moto
giapponesi da parte del Comune di Rimini per la propria Polizia municipale!
Incuriosito, cercai
notizie presso gli autisti e i meccanici ed uno in particolare, che essendo un
conducente anziano prestava servizio saltuariamente in officina, mi raccontò
che un esemplare di questo autobus, con targa francese, aveva fatto
effettivamente servizio qualche anno prima sulla linea 11 (a quei tempi c'era
il doppio agente e nessun apparato di bordo tipo emettitrici: l'adattamento non
aveva richiesto particolari trasformazioni). A parere quasi unanime dei
meccanici, si trattava di un veicolo che "dava la paga" a tutti i
FIAT conosciuti, a cominciare dal 418, di cui nel 1971 erano giunti a Rimini
tre esemplari carrozzati Menarini.
Le differenze dalla
pratica costruttiva della maggiore azienda italiana (vedi oltre al 418 i
modelli 409 e 410) erano abissali. Il pianale era a un livello molto basso (60
cm da terra) e uniforme per tutta la lunghezza, il motore era alloggiato sotto
il posto guida e l'arredamento era assai più confortevole di quello spartano
dei bus nazionali. A dispetto della grandeur francese, la motorizzazione
era MAN (D 0836 HM 8V da 7034 cm3, erogante 150
cavalli); il vetro anteriore era "bombato", il ponte posteriore poggiava su due sole ruote invece che
su quattro gemellate, le sospensioni pneumatiche assicuravano una notevole souplesse
all'andatura.
Delle prove in linea
a Rimini, durate diversi giorni e forse settimane, non esiste ahimé nessuna
documentazione fotografica! Peccato, perché la direzione ATAM dava spesso
l'incarico a Davide Minghini, il celebre fotoreporter riminese, di documentare
le varie novità aziendali.
L'SC10 tuttavia un
certo successo in Italia lo conobbe. Non so in quante città fu provato, fatto
sta che le aziende di Brescia (ASM) e Ancona (COTRAN) ne ordinarono diversi
esemplari per il servizio urbano la prima, suburbano la seconda (linea
Ancona–Falconara Marittima). A Rimini, invece, si preferì restare nella comfort
zone FIAT, per cui dal 1973 al 1975 i nuovi acquisti dell'ATAM furono tutti
FIAT 418 in versione AC (automatico corto).
Lungo 11 metri,
probabilmente l'SC10 non avrebbe offerto una capienza maggiore rispetto ai 10
metri nazionali, ma sicuramente un maggior confort di marcia e una certa
"eleganza esotica" rispetto al modello che stava invadendo il mercato
nazionale.
In Francia l'autobus
SC10, del quale (secondo Wikipedia) sono state prodotte 11.044 unità in varie
versioni tra il 1965 e il 1989, ha costituito una pietra miliare del trasporto
pubblico, essendo stato presente praticamente in tutte le flotte urbane.
Famosissima la versione con terrazzino posteriore, i cui ultimi esemplari
circolarono a Parigi fino ai primi anni Duemila.
E proprio di questa
versione esisteva, negli anni Ottanta, una riproduzione in scala 1/87 della
casa francese Majorette, che veniva venduta anche in Italia ma che dopo poco
tempo diventò quasi introvabile. Nonostante si trattasse di un modello di poche
pretese, dall'aspetto giocattolesco, volevo procurarmene un esemplare a ricordo
di quel lontano esperimento riminese: solo dopo molte ricerche, nel 1987 riuscii a trovarne uno, in un supermercato di Urbino. In diversi viaggi in Francia ebbi
poi modo di fotografare degli SC10, anche a terrazzini, appartenenti alle
ultime serie prodotte dalla Renault.
La FIAT cercò di
imitare l'SC10 con il modello 421, un autobus a grande capacità (nella versione
AL fu il primo 12 metri italiano a due assi!), che però si affermò solo nelle
grandi città, mentre nei servizi urbani dei centri medio-piccoli si impose il
418, una macchina molto semplice e ispirata ai criteri costruttivi del decennio
precedente.
L'autobus SC10 su Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Saviem_SC10Sui FIAT 418AC a Rimini:
http://trasportipubbliciromagna.blogspot.com/2016/11/i-fiat-418-rimini.html
FOTOGRAFIE
1 - La vettura ASM 517 in deposito a Brescia il
5 giugno 1992. Questo esemplare aveva solo due porte con salita da quella
anteriore (foto Roberto Renzi).
2 - Gli SC10 dell'anconetana COTRAN,
immatricolati come interurbani, avevano la particolarità della coloritura in
blu molto scuro (da "BusBusNet").
3 - A Porte de Montpoivre, capolinea della
linea 29 - ultimo baluardo degli SC10 con terrazzino - è in sosta la vettura
RATP 3977 il 20 luglio 2001 (foto Roberto Renzi).
4 - Figurino del Saviem SC10. Notare le ruote
posteriori singole (da Blueprint).
5 - Un SC10 storico (262 "Diabolo")
incrocia un Citelis per le strade di Turcoing (da You Tube).
6 - Sconfinamento in Italia, per una
manifestazione nella stazione dismessa di Taggia-Arma dell'esemplare conservato
presso l'Ecomusée di Breil-sur-Roya, il 23 novembre 2002 (foto Giovanni
Kaiblinger).
7 - La riproduzione dell'SC10 in scala 1/87
della Majorette (foto Roberto Renzi).
CONTRIBUTO DI LUCA KAIBLINGER:
RispondiEliminaHo avuto modo di approfondire qualche anno fa la storia del SC10, i primi prototipi realizzati per conto di RATP Parigi risalgono al 1959 perché all'epoca l'azienda voleva modernizzare il parco mezzi costituito principalmente dai Renault TN4C e TN6C risalenti agli anni '30 mezzi molto amati dai parigini per la loro caratteristica della salita posteriore con balconcino, in verità vi erano vari tipi di mezzi più moderni, come i Somua Panard e gli Chiasson APU. Oltre alla Saviem anche la Berliet presentò un mezzo simile denominato PCMR. Il primo ebbe poi da metà anni '60 un notevole sviluppo, il secondo un po' meno, solo a Marsiglia il Saviem non ebbe mai in esemplare in servizio a differenza del Berliet che gli fu preferito (praticamente unica città francese). La storia del balconcino è curiosa ed interessante, inizialmente come detto i parigini non videro di buon occhio i nuovi mezzi appunto per la mancanza del balconcino posteriore. Fu un ingegnere RATP che a seguito di un incidente occorso nella parte posteriore di un Saviem SC10 a pensare di realizzare il famoso balconcino e così in accordo con la casa costruttrice ne realizzarono un prototipo che ebbe subito successo...