giovedì 2 marzo 2017

Alice, a passeggio sotto l’Arco.



E' mercoledì ed a Rimini è giorno di mercato. In città tutto è in fermento: c'è chi si affretta per concludere gli acquisti preventivati, chi passeggia in tranquillità per fare "shopping rilassante", chi chiacchera con amici e conoscenti incontrati per strada. Ci sono anche gli ambulanti che urlano per promuovere la propria merce, cercando di conquistare il maggior numero possibile di clienti.
E' proprio in questo clima misto di festa e frastuono che incontriamo lei, Alice, signora d'un tempo passato, di bianco vestita, anche se la gonna è di un grigio dalla tonalità chiara, ed il suo volto dorato, come lo era negli anni della giovinezza.
Le porgiamo un saluto dicendole: "Alice, anche tu qui..."
E lei "Si, anche se fa freddo e c'è caos in città, sono uscita dal deposito per svolgere la mia mansione: accompagnare le persone alla loro meta. Ora sto andando ad Ospedaletto e, fin da questa mattina, di gente ne ho incontrata davvero tanta!".
"Chissà quante volte sarai passata qui, davanti all'Arco d'Augusto, e quanti km avrai percorso fin dalla tua entrata in servizio".
E lei annuendo: "Eh già!!! E' proprio così!!! Sono passati molti anni dal mio primo giorno di lavoro e tante cose sono cambiate. Le persone, le strade, un po' meno le linee. Ricordo ancora di quando Rimini non era provincia.... No posso dimenticarlo, vista la mia targa che indica la città di Forlì.
Anche io sono cambiata... Il mio abito giovanile era tutto giallo, ma con una riga bianca, poi lo hanno sostituito con questo.
Più il tempo passa e più il peso degli anni inizia a farsi sentire... Una volta stracolma di passeggeri andavo via tranquilla senza nessun sospiro; ora invece ogni tanto mi capita di aver un po’ di fiato corto.
Avrei bisogno di qualche giorno di riposo in più ma i giovincelli forse non hanno la robustezza di noi “vecchie guardie”, ed a volte dobbiamo prendere il loro posto. Io, bonariamente, li chiamo “debolucci”.
“Ma quali sono i servizi che ricordi meglio?”
“Mah di cose da raccontare ce ne sarebbero tante, forse potrei addirittura scrivere un almanacco. Posso dire che di gente a bordo ne ho vista davvero tanta, non saprei dire il numero esatto.
Riflettendo… penso proprio che poche cose sono come un tempo . Gli elementi che a Rimini forse sono rimasti più o meno invariati sono il mare e gli edifici storici, come questo Arco qui accanto: non sapete quante volte sono passata di qui! Lui sempre ci guarda e ci osserva, così come ha fatto dal momento in cui hanno ultimato la sua costruzione”.
Ad un certo punto Alice si ammutolisce, guarda l’orologio e tutta concitata, con fremito, riprende la parola dicendo: “Ragazzi vi devo lasciare, sto facendo ritardo e da quando mi hanno installato il satellitare, il capo se ne accorge e, nel momento in cui rientro in deposito, poi si arrabbia con me!!! Ritorno sulla mia strada, o meglio dire sulla mia linea!!! Alla prossima, vi aspetto quanto prima a bordo!!!”
Salutandola gli chiediamo un'ultima cosa: “Alice, dove è oggi la tua sorella ancora in vita?”
“Beh, Alice 1756 oggi è stata più fortunata di me, si riposa nella nostra casa di via Carlo Alberto Dalla Chiesa!!! Ciao Ragazzi!!!”

Lo ammetto!!! Questa volta ho voluto proprio giocare con le parole, usando la “personificazione” per fare parlare uno dei Siccar 286.21 NU Autodromo Alice, autobus che, seppur presenti a Rimini in soli tre esemplari, di cui uno dismesso già da alcuni anni, hanno fatto parte, con onore, della storia del trasporto pubblico di quella che io amo definire la “Capitale della Riviera Romagnola”, fin dal 1991, anno in cui ATAM varò queste vetture.

Spero che abbiate apprezzato l’originalità delle parole che compongono questo breve scritto, dal carattere forse un po’ stravagante, ma che rispecchiano quella che è la nostra umile vocazione: raccontare e studiare la realtà trasportistica del nostro territorio.

Francesco Gardini – 02/03/2017

1 commento:

  1. Il nostro amato Alice matr. 31756 è stato per caso accantonato? Da tempo lo vedo fermo di fronte all'officina, molto vicino alla "zona rossa" delle radiazioni. Curioso e carino questo dialogo!

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